Tutti gli anni, nei giorni intorno al 25 Aprile e al 1° Maggio mi torna in mente, ancora più intenso, il ricordo di mio padre, per il quale queste ricorrenze civili avevano una particolare valenza, in ricordo delle sue lotte di gioventù.
Scendeva al mattino sbarbato di fresco e profumato di lozione dopobarba. Aveva indossato l'abito buono, con i pantaloni ben in piega, la camicia bianca, giacca e cravatta, scarpe ben lucidate e cappello.
Com'era bello il mio papà, così vestito a festa! E com'era orgoglioso, consapevole di aver contribuito anche lui, nel suo piccolo, al miglioramento delle condizioni di vita dei lavoratori.
Andava in piazza, dove si teneva la manifestazione celebrativa e quando tornava per il pranzo, immancabile gli spiccava all'occhiello della giacca un garofano rosso.
Un garofano rosso che ho voluto mettergli all'occhiello anche dopo che, vestito a festa, era stato deposto nella bara.
Mi manca tanto il mio papà, solo mi conforta il fatto che gli è stata risparmiata la mortificazione di vedere i suoi ideali così sminuiti e calpestati dai nostri governanti di oggi (e non faccio distinzione di fazione politica).
Non posso pensare quanto sarebbe frustrato oggi, lui che, credendoci, aveva lottato per il diritto al lavoro e per la rivendicazione di migliori condizioni per i lavoratori, sopportando per gli scioperi la decurtazione del suo già magro salario e sfidando le cariche e i manganelli della "celere" dell'allora ministro Scelba.
Al mio papà e ai suoi compagni di lotta che ci avevano davvero creduto, va un pensiero riconoscente per quanto erano riusciti ad ottenere in favore dei lavoratori e che noi, loro figli e nipoti, ci siamo ignominiosamente lasciati scippare.